''Bisogna intervenire subito per assicurare un futuro alla Denso'': lo afferma il segretario provinciale della Fiom-Cgil, Mario Codagnone, che torna a denunciare le tante incognite legate alla difficile trattativa tra istituzioni, sindacato ed azienda che riprenderà a breve per la situazione, occupazionale e produttiva, all'interno dello stabilimento metalmeccanico di piana Sant'Angelo a San Salvo. Codagnone giudica positiva l'anticipata chiusura della cassa integrazione straordinaria. ''A breve rientreranno anche gli ultimi 12 impiegati. Il sindacato è riuscito a mantenere invariate qualifiche e retribuzioni ma la Denso, che avrebbe voluto modificare le qualifiche, si è riservata di poter impiegare alcune unità direttamente in produzione''. Chiusura della cassa integrazione che è da ricondurre ad un momentaneo incremento dei volumi produttivi che ha indotto la dirigenza dell'azienda giapponese ad assumere, sino al 31 ottobre, 65 lavoratori interinali. Una situazione comunque contingente che potrebbe esaurirsi presto in assenza di azioni e strategie concrete per il rilancio dell'insediamento produttivo sansalvese. ''Siamo molto preoccupati - riprende Codagnone - perché sta per aprirsi la fase più delicata della crisi: il confronto sul piano industriale. Presto ci sarà l'incontro al Ministero per lo Sviluppo economico ma la Denso non ha elaborato alcun programma di investimenti e, in assenza di nuovi prodotti, il futuro del sito è decisamente a rischio. L'alternatore non può reggere da solo le sfide del mercato. La Denso - afferma Codagnone - ha assunto precisi impegni sostenendo che, superata la fase critica, avrebbe operato nuovi investimenti ma, sinora, non ha presentato proposte concrete''. Fondamentale, in questo contesto, diviene l'impegno delle istituzioni e del governo nazionale, in qualità di mediatori, e magari di promotori di incentivi da mettere a disposizione della multinazionale nipponica: ''Bisogna agire in fretta - dice ancora a tal riguardo il segretario della Fiom - la Denso deve capire che non può delocalizzare la produzione, al contrario deve puntare su San Salvo recuperando i rapporti con l'Europa, con la Fiat e con l'indotto''. Il sindacato è disponibile al confronto su qualità e ed efficienza, ma il tempo stringe e senza nuovi prodotti si rischia di vanificare i notevoli sacrifici affrontati dai lavoratori nel corso di questi ultimi anni. ''In caso contrario avremmo solo perso 150 posti di lavoro - conclude Codagnone - mentre l'azienda non ha mai accantonato l'idea di livellare il personale sulle 1.200 unità cancellando altri 250 posti. Eventualità, quest'ultima, che dobbiamo assolutamente evitare''.