Considerazioni sullo sviluppo urbanistico vastese e sul bacino imbrifero di Fosso Marino

Lettera aperta ai cittadini di Vasto Marina

Paolo De Stefanis
03/11/2011
Attualità
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Questa nota è redatta da un cittadino comune qual io sono, residente a Vasto, che non ricopre alcun ruolo istituzionale particolare, ma che comunque si è interrogato sui modi in cui viene gestito il territorio da coloro che sono preposti a farlo. Nei giorni scorsi ho ascoltato da persone che conosco, residenti a Vasto Marina, chiare richieste di aiuto rivolte al Comune di Vasto affinché provveda a ripulire le strade, in primis viale Dalmazia, dal fango che vi si accumula ogni volta che piove intensamente. L’estate scorsa la stessa zona fu teatro di quell’increscioso sversamento di liquami fognari che portò al divieto temporaneo di balneazione all’altezza di Fosso Marino. Che cos’è Fosso Marino? E’ il ramo terminale a mare di un vero e proprio bacino imbrifero (di limitata estensione ma tale a tutti gli effetti dal punto di vista idrogeologico) compreso tra il versante nord della collina di Montevecchio e il declivio a mare sottostante contrada Sant’Antonio Abate e contrada Lota. Bacino imbrifero (da “imbris”= pioggia) è termine idrogeologico per indicare un bacino, dunque una concavità che raccoglie acqua piovana, e non solo. Laddove ci siano presenze antropiche (“antropos” = uomo) si riversano nel bacino anche i liquami emessi da unità abitative e produttive ivi esistenti. Case, ristoranti, alberghi, opifici a qualunque titolo producono scorie liquide, derivate da attività di lavaggio, servizi igienici, luoghi di lavoro ecc, che vanno a sommarsi alle cosiddette acque meteoriche o piovane. Cui si aggiunge un notevole volume di fanghi che il ruscellamento delle acque in caso di pioggia porta a valle. Nel caso del bacino imbrifero da cui origina Fosso Marino, qualcuno è forse in grado di definire un quadro esatto della situazione reale relativa all’ingente quantità di metri cubi di liquami immessi ogni giorno nel bacino stesso? Esiste una rete fognaria adeguata? Quanta parte di liquami vengono invece dispersi nel terreno, con o senza vasche Imhof, dal quale terreno, per gravità, confluiscono poi verso lo scolo naturale a mare che è appunto Fosso Marino? Ciò si evidenzia in particolare a seguito di ingenti precipitazioni piovose (vedi i fanghi che si riversano ad ogni pioggia significativa sulle strade in basso, viale Dalmazia, ecc). In verità la causa dell’ingente quantità di fango che si riversa sulla parte bassa di Vasto Marina, viale Dalmazia in primis, non sarebbe la pioggia stessa, bensì la sommatoria di acque piovane e acque di origine antropica presenti sul suolo stesso e nel sottosuolo. Acque che “spingono” in basso anche strati di fango. Il governo idrogeologico del territorio è ciò che potrebbe essere mancato, negli ultimi vent’anni, su parte dell’ampio territorio del Comune di Vasto, in particolare riguardo le zone sensibili, ossia quelle poste più a valle in cui, per gravità, confluisce ogni sorta di liquame. Frequento Vasto Marina da decenni. Vent’anni fa non mi pare succedesse che ad ogni pioggia vi si riversasse fango come ora. Dunque, da vent’anni ad oggi che cosa è successo? Quali nuovi elementi sarebbero intervenuti nel rapporto uomo-ambiente, per determinare queste mutazioni? Perché su questo occorre ragionare, questi elementi occorre approfondire. Mai come ora avevo notato a Vasto Marina il risultato di tanta incuria. “Incuria” significa mancanza di cura. C’è, ci può essere una relazione tra il combinato di fanghi e liquami che ad ogni pioggia si riversano oggi a valle e la presenza di centinaia e centinaia di nuove unità immobiliari (inesistenti vent’anni fa) sul litorale e sui fianchi del bacino imbrifero sovrastante Vasto Marina? E’ possibile ipotizzare che vi si siano state negli ultimi vent’anni superficialità ed incoscienza nel rilasciare, a Vasto, migliaia di nuove licenze edilizie? Giacchè su questo dobbiamo ragionare. Dal momento che ogni nuova abitazione, ogni nuovo condominio produce sul territorio il cosiddetto “carico antropico”. Carico antropico è la sommatoria del carico umano che in varie forme e modalità si aggiunge al carico preesistente sull’ambiente circostante. In altre parole: ogni nuova abitazione, ogni nuovo condominio (che ospita in sé una media di 15-20 famiglie), riversa sull’ambiente decine di nuovi residenti che, nel mentre consumano suolo prima adibito a colture agricole, orti ecc (gli urbanisti parlano appunto di “consumo di suolo”), occupano territorio prima libero, (aumentando la cosiddetta “densità di popolazione”, definizione da manuale di scuola media) ed immettono nel contempo sul medesimo territorio liquami, veicoli, immondizia, producendo altresì aumento di emissioni in atmosfera, inquinamento acustico e luminoso. Tutto ciò è definito “carico antropico”. La leggerezza con cui anche a Vasto (ma il fenomeno è generale) le ultime amministrazioni comunali hanno rilasciato nuove licenze edilizie è rivelata dal fatto che nessuno ha preventivamente calcolato i carichi antropici derivanti dall’attuazione dei Piani regolatori. Piani regolatori che hanno “regolato” l’edificazione di migliaia di nuove unità immobiliari senza però “regolare” - cioè calcolare preventivamente - i carichi antropici indotti. Piani regolatori così congegnati hanno prodotto e stanno producendo disastri continui (Fosso Marino, fognature inadeguate, carenze di approvvigionamento idrico, incidenti stradali a ripetizione sulle vie urbane), avendo ingenerato un circolo vizioso sul territorio e sull’ambiente che al momento parrebbe non più governabile. Insomma, stiamo navigando alla cieca, forse nemmeno capaci di fronteggiare le emergenze, che prevedibilmente, dati i presupposti, non mancheranno. Aggiungo di più: si è mai visto in questi anni qualche tecnico del Settore Urbanistica, al momento del collaudo di ogni nuovo edificio realizzato a Vasto, verificare ed ispezionare il corretto allaccio dei singoli impianti fognari (relativi ai nuovi volumi edificati) ai collettori fognari principali del Comune? Analogamente, qualcuno ha mai appurato l’effettiva consistenza dei carichi di liquame di origine antropica emessi dalle centinaia di residenze edificate fuori dal centro urbano laddove cioè non esiste rete fognaria, in particolare ristoranti e alberghi cioè attività tali da produrre carichi antropici consistenti, i cui liquami si disperdono in vasche Imhof e nelle apposite trincee scavate nei terreni circostanti gli edifici? E nel caso in cui tali terreni non fossero in piano ma degradassero a valle (come il bacino imbrifero di Fosso Marino), questi benedetti liquami di origine antropica - qualora la natura del terreno non fosse in grado di assorbirli come necessario, per esempio su strati di terreno argilloso - dove andrebbero a finire, ruscellando in superficie o come acqua di falda che cioè affiora solo a fine percorso, se non in fondo al declivio cioè a livello del mare, come a Fosso Marino appunto? Aggiungo di più: qualcuno è in grado di garantire al 100%, se non i tecnici di parte che hanno interesse a farlo, la corretta esecuzione delle opere provvisionali sotterranee realizzate in fondo alla discesa da Montevecchio alla confluenza con il “tubo” in cemento costituito dalla galleria ferroviaria che parte da Vasto Marina? Insomma, detto per inciso, chi può oggi davvero garantire con veridicità scientifica che la spinta delle acque (meteoriche, antropiche ecc) che scendono giù dall’intero bacino imbrifero sovrastante e che per gravità raggiungono l’involucro della galleria ferroviaria - le stesse acque riversatesi in agosto a Fosso Marino - non arriverà col tempo a compromettere l’integrità della stessa galleria ferroviaria? La città di Vasto oggi è oppressa da problemi perché il carico antropico prodotto dai circa 20.000 abitanti in più rispetto al 1970 (senza contare il boom di presenze estive) grava oggi per lo più sulle medesime arterie viarie, sugli stessi collettori fognari, sugli stessi depuratori esistenti 40 anni fa. In altre parole: prima di costruire i nuovi quartieri andavano integrate con nuove strade le allora appena sufficienti arterie stradali, prima andavano integrati con nuovi collettori fognari i collettori fognari pur proporzionati, negli anni Settanta ed Ottanta, per “quel” numero di abitanti. E’ sotto gli occhi di tutti che il traffico è oggi perennemente in tilt. Le fogne stanno scoppiando. La rete idrica è un colabrodo. Qui si rivelerebbe la miopia di chi ha amministrato la città negli ultimi vent’anni, miopia le cui conseguenze, in termini di disagi per la popolazione e di peggior qualità della vita, la pagheranno i cittadini stessi. Cioè tutti noi. Nel caso di Fosso Marino – e qui mi rivolgo direttamente agli abitanti di Vasto Marina – aprite gli occhi, cittadini, non rimanete con le mani in mano! Sulle vostre teste, sui fianchi della collina di Montevecchio, sui declivi del bacino imbrifero di Fosso Marino, sul sito della vecchia cava di argilla e della vecchia fornace di laterizi, sono state autorizzate centinaia di nuove unità immobiliari. E altre se ne aggiungeranno. I liquami prodotti dai relativi nuovi carichi antropici dove si riverseranno? Esiste un sistema sicuro di adduttori idrici tali da garantire coloro che abitano pochi metri più in basso (viale Dalmazia e traverse, Fosso Marino, viale Duca degli Abruzzi) di non avere domani altre brutte sorprese? Non sarebbe il caso piuttosto di far redigere uno studio di previsione (chiamatelo VIA-Valutazione di incidenza ambientale, VAS, o come vi pare) in grado di quantificare con esattezza i volumi idrici (acque meteoriche, liquami di fogna e fanghi indotti) che si riversano e si riverseranno a valle? Senza un onesto studio di previsione chi potrà garantire in futuro Fosso Marino e l’intero quartiere di Vasto Marina? Basteranno i pur costosi collettori fognari di prossima realizzazione senza uno studio geo-ambientale di più ampie dimensioni? Il recente disastro umano ed ecologico in Liguria nelle Cinque Terre non insegna nulla? Non è stata forse anche la mano dell’uomo (l’eccessiva cementificazione, l’incuria riguardo le opere di prevenzione, il tutto catalizzato da eccezionali condizioni meteo) a produrre questo disastro di proporzioni immani? Non sarebbe forse opportuno bloccare immediatamente ulteriori licenze edilizie a ridosso di Vasto Marina, in attesa di delineare un quadro più chiaro, esatto e rassicurante circa i pericoli che le considerazioni sopra esposte potrebbero comportare per i residenti di Vasto Marina? Con costi economici, è evidente, per l’intera collettività vastese. Cittadini di Vasto Marina, aprite gli occhi! Il problema non è togliere il fango di oggi. Il problema è prevenire il fango di domani. Perciò datevi da fare. Le soluzioni non arrivano da sole. Non fatevi trovare impreparati. La natura non fa sconti, prima o poi presenta il conto. E, in genere, è un conto salato.

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