Che il calcio sia cambiato è un denominatore che accomuna dirigenti, atleti, allenatori, tifosi e addetti in genere, stampa compresa. Salvo poi cadere nella facile trappola dell’ovvio e del banale di fronte ai risultati. Sabato all’Aragona si sono levati i primi mugugni a voce alta. Anche i tifosi del Vasto Marina scoprono di non essere imbattibili, eppure non hanno ancora perso. Scoprono che non sempre si può vincere e questa non è la Promozione. Chi non ancora lo ha capito capisce ben poco di calcio. Chi pensa che possano bastare soldi e nomi per costruire organici vincenti è fuori strada. Fino a dieci anni fa nel massimo campionato italiano c’erano sei società con pari forze economiche: le milanesi, le romane, la Juventus ed il Parma, Sampdoria e Fiorentina non erano messe poi così male. Eppure al termine della stagione se non era bianconero era rossonero, fatta eccezione per i due scudetti vinti nella Capitale. A vincere è sempre una sola squadra. Dalla cadetteria in giù c’è l’appello dei play off, meglio. Le deluse, in ogni caso, superano sempre di gran lunga il numero dei vincitori. Se si vuole rimanere a galla e mantenere dignità sportiva bisogna accettarne regole e realtà. Non bisogna perdere la bussola partendo dall’oggettività dei fatti positivi. Nel caso del Vasto Marina gli aspetti positivi, sembra strano a qualcuno, sono diversi. La squadra non ha mai perso, ha 10 punti in classifica frutto di due vittorie e quattro pareggi. Ha incassato appena 3 reti di cui una su calcio di rigore. Nelle prime 6 giornate non ha incontrato le ultime tre a differenza di chi veleggia nei quartieri alti della graduatoria, eppure il vertice dista 6 punti, non esattamente un’enormità che ha già deciso la stagione. Numeri prodotti da un organico che l’anno scorso ha segnato una settantina di reti e nel reparto offensivo ha perso Contini, Valdes e Ranieri. I tre sono stati sostituiti da calciatori che possono senz’altro fare la differenza. Non in tribuna, però. Finora Esposito, Sputore e Della Penna hanno giocato assieme una sola partita ed è stata vinta, la prima. Poi stop. Per via della questione dei classe ’94, in cui la squadra è carente, Sputore si è pure dovuto accomodare in panchina nonostante le assenze dei tre compagni di reparto in lungodegenza. Insomma, con un attacco di gran lunga inferiore all’anno scorso cosa si può pretendere di più? Questa è la realtà, oggi. Troppo facile, altrettanto sterile e fuorviante è il discorso sui grandi nomi. Finora Vecchiotti ne ha avuti a disposizione due che hanno svolto la preparazione altrove e sono arrivati a campionato iniziato. Daniele Avantaggiato è un signor giocatore in Eccellenza, ha solo 22 anni e mantiene una posizione di prospettive che gli auguriamo di cuore. Considerarlo, però, un calciatore di Prima Divisione solo perché l’anno scorso ha collezionato 18 presenze a Gela ci pare un azzardo. Ci vogliono diversi campionati per stabilire il livello di un giocatore. Oggi Avantaggiato è importante per il Vasto Marina non meno di quanto sono importanti Natarelli e Pica per il Pineto, Pigliacelli e Palombizio per il Montorio, Ferri e Francia per il Francavilla, Pizii e Fideli per il Sulmona, Pierleoni e Petrone per l’Amiternina, Ridolfi e De Berardinis per l’Alba, Marrone e Dragani per il Guardiagrele, Crisci e Marinelli per il San Salvo. Ogni squadra di questo campionato ha i suoi uomini importanti, che siano di prospettiva o acclaratamente di categoria. Quanto a Christian Pablo Ferreyra vale un po’ lo stesso discorso per certi versi al contrario. La sua carriera l’ha fatta, ha vinto diversi campionati, ha tanta personalità e non si risparmia mai, ma va supportato e non sopportato come l’atteggiamento di qualche compagno sembra trasmettere. E’ vero, il suo ingaggio oggi forse non era il miglior intervento possibile sul mercato considerata la ricca rosa di uomini in quel ruolo. Il punto, però, è un altro. E’ ora che bisogna dimostrare di essere squadra, è ora che bisogna dimostrare il proprio valore in campo e nello spogliatoio. Troppo facile dimostrarsi gruppo compatto quando si vince sempre. Le scelte della società vanno rispettate, altrimenti si può chiedere di andar via continuando a fare il proprio dovere fino all’ultimo minuto dell’ultima partita. Nelle ultime gare, invece, si sono appalesati una serie di piccoli gesti che non sono sfuggiti neppure in tribuna. E non sta bene. Domenica si va a casa del derelitto Martinsicuro e per come sta messa la squadra in attacco serve un undici granitico che sappia ‘sgraffignare’ la vittoria come accadde spesso l’anno scorso, con i denti. Quelli mostrati fino ad oggi dal gruppo storico non strapperebbero nemmeno una bustina di patatine.