Un modo di fare ed una disponibilità a dialogare diversa, "più ampia, meno provinciale e soprattutto meno di parte e più programmatica" e l'apertura di un tavolo "a tutte le forze economiche e politiche e decidere, con urgenza, cosa vogliamo fare da grandi. Ognuno faccia la sua parte, perchè il nostro futuro dipende dall’impegno di tutti": è quanto suggerisce Giuseppe La Rana, giovane responsabile cittadino di Futuro e Libertà per l'Italia. L'intervento di La Rana spazia su alcune delle questioni che hanno contrassegnato l'estate vastese 2011 ormai ad un passo dall'archivio. "Fogne, crisi turistica, incidenti stradali, divieti, incendi: potrebbero bastare queste parole per delineare una sintesi, neanche troppo sommaria, di ciò che, nel bene o nel male, si è verificato a Vasto in questi mesi estivi - sottolinea -. Una città, la nostra, dove ormai non sembra più possibile fare nulla, cambiare nulla, perché c’è sempre qualcuno dotato di un potere d’interdizione che dice di no. E’ diventata, forse già da tempo, una città dei privilegi e delle differenziazioni in ogni settore e nessun privilegiato vorrebbe smettere di esser tale". Anche la politica locale nel 'mirino': "Si riduce troppo spesso a mera tifoseria, buona in ogni stagione per denigrare l’avversario di turno. Si cerca sempre di decidere di non decidere, rimandando la risoluzione dei problemi, ma dando la fumosa sensazione di accontentare tutti: sembra ancora troppo emarginato il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e di decidere accettando anche il rischio di scivolare nell’impopolarità. I nostri giovani vanno altrove alla ricerca di esperienze lavorative che questa città non lascia intravedere neanche in prospettiva. Abbiamo atleti che emergono in moltissime discipline sportive e ragazzi che raggiungono brillanti risultati in Italia ed all’estero, ma pochissimi sono pronti ad incoraggiarli o stimolarli. E non parlo solo di supporti economici che, tuttavia, potrebbero essere comunque incentivanti e spesso necessari per fare di più e meglio. Anche a Vasto nessuno è profeta in patria. Ma, nonostante tutto, chi brilla per meriti personali e conquista obiettivi importanti in altre aree geografiche, porta sempre il nome di Vasto nel cuore e regala una gratuita pubblicità ad una città che senza dubbio potrebbe dargli di più. Diamo la soffocante impressione di una città vecchia, immobile, paralizzata. Una città con scarso senso civico, ma dove chi è abituato ad occupare abusivamente il parcheggio dei disabili è il primo che contatta l’amico per cercare di farsi ‘togliere’ la multa. Il nostro turismo è in calo, ma non facciamo nulla per essere competitivi con altri centri. Ancora poco consistenti i casi di sinergia pubblico-privato; troppe, invece, le richieste che gravano solo su fondi pubblici ed illimitate le promesse irrealizzate con cui la politica ha illuso il nostro territorio. Quest’estate ho sentito turisti chiedere informazioni stradali per andare a San Salvo: domandavano, allibiti, se effettivamente quello che Vasto offriva di sera terminava con quel po’ di musica con cui i locali cercavano di intrattenere i clienti. Stabilimenti balneari chiusi dopo il tramonto e servizi che scarseggiano. Per non parlare della musica che, in alcune zone, è stata anche vietata. C’è chi in quest’estate ha maturato la convinzione che Vasto=fogna e molti vastesi hanno provato un imbarazzante senso di vergogna. Vorrei nuovamente sentire turisti davvero contenti di trascorrere da noi le loro vacanze e imprenditori soddisfatti dei loro impegni e investimenti nel turismo, che deve tornare ad essere il volano ed il vero motore economico di una macchina che deve camminare non solo due mesi l’anno. Un turismo che sia ricchezza del territorio e non di pochi privilegiati. Bisogna mettere un punto. E questa consapevolezza dovrebbe averla non solo chi decide, ma anche chi rappresenta altri interessi, parimenti meritevoli di attenzione. Occorre - conclude La Rana - un modo di fare ed una disponibilità a dialogare diversa, più ampia, meno provinciale e soprattutto meno di parte e più programmatica. Dobbiamo aprire un tavolo a tutte le forze economiche e politiche e decidere, con urgenza, cosa vogliamo fare da grandi. Ognuno faccia la sua parte, perchè il nostro futuro dipende dall’impegno di tutti".