Un 'green new deal' per la tutela delle coste

La proposta di Legambiente dopo gli sversamenti di liquami a Fosso Marino

Michela Bevilacqua
22/08/2011
Attualità
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"L'attuale vicenda estiva di Fosso Marino, con i suoi continui allarmi e sversamenti in mare di liquami causati da una falla della rete fognaria, non solo ha impensierito bagnanti e turisti, oltre ad aver negativamente influenzato gli operatori turistici locali, ma ha anche sollevato da più parti riflessioni sullo stato dell'arte del sistema fognario di Vasto e sulla sua edificazione selvaggia". E' così che la segreteria regionale di Legambiente ha voluto commentare la situazione che si sta verificando per Fosso Marino. "Non ci si può limitare alla rincorsa dell'emergenza - precisa Giuseppe Di Marco, segreteria regionale - la proposta della Legambiente per Vasto è quella di un green new deal per la tutela delle coste e per il rilancio di un turismo di qualità, fondato sul blocco delle speculazioni edilizie e del consumo del suolo, sulla realizzazione di opere pubbliche utili e necessarie alla collettività, volte anche a migliorare un sistema fognario che si sta rivelando palesemente inadeguato a fronteggiare i picchi turistici estivi. Una maggiore qualificazione dei servizi e una tutela dell’ecosistema marino e costiero sono alla base del turismo di qualità e costituiscono "percorsi obbligati" per garantire la competitività dei territori. Ci auguriamo che vengano accertate le responsabilità e vengano intrapresi percorsi virtuosi per sanare i problemi esistenti, mettendo in campo politiche ambientali degne di un territorio che si pone all'interno della perimetrazione dell'istituendo Parco della Costa Teatina". Una questione, quella ambientale, che è stata presa in esame anche durante il viaggo di Goletta Verde, la nave di Legambiente che ha portato a termine il monitoraggio dei mari e delle foci dei fiumi. Un monitoraggio che ha evidenziato segnali sempre più allarmanti: 9 punti critici segnalati (un punto critico ogni 14 km di costa), di cui 7 fortemente inquinati e 9 foci ad allarme rosso, la maggior parte tutti nella Provincia di Chieti. La situazione abruzzese riflette purtroppo un’emergenza nazionale. La mancata depurazione e l’inadeguatezza delle strutture esistenti per il trattamento delle acque reflue rappresentano un vero e proprio tallone d’Achille per il nostro Paese. I divieti sulla balneazione non possono essere la soluzione del problema ma si deve intervenire fornendo di adeguati sistemi di depurazione i 365mila abitanti dell'Abruzzo che ne sono ancora sprovvisti.

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