«Le procure, le preture, i tribunalini non sono mica dei pronto soccorso. Non ne servono uno ogni 10-15 chilometri». Il presidente dell'Anm (Associazione Nazionale Magistrati) Abruzzo, Giampiero Di Florio, è d'accordo con la razionalizzazione dei tribunali con meno di 15 giudici esistenti nelle città non capoluogo di provincia. «E' l'unico modo», spiega Di Florio, sostituto procuratore a Pescara, «per risolvere il problema dell'eterna mancanza di fondi e di personale». Sa che si tirerà addosso «le ire del foro», ma è d'accordo con il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, che ha messo a punto un progetto per l'accorpamento di 63 «tribunalini» in tutt'Italia. Un progetto che, in Abruzzo, riguarderebbe quattro tribunali, quelli di Sulmona, Avezzano, Lanciano e Vasto. «Da tempo l'Anm cerca un interlocutore sulla riforma delle circoscrizioni», dice Di Florio. «A Padova, già 20 anni fa, organizzammo un convegno europeo sulla soppressione degli uffici toppo piccoli; preture, procure e tribunali, spiega, «non sono dei pronto soccorso, che devono essere diffusi sul territorio». La razionalizzazione, secondo il presidente abruzzese dell'Anm, deve essere, però, pensata «in termini moderni, accorpare sì, ma anche informatizzare i servizi». La riduzione dei tribunali in Italia (dove non si fanno concorsi per l'assunzione di personale amministrativo da circa 20 anni) e in Abruzzo, consentirebbe di recuperare personale per le sedi principali. Dove il lavoro dei giudici è tanto, e «qualche cancelliere in più, segretari che lavorano tutti i giorni aiuterebbero il magistrato a portare avanti il suo lavoro», aggiunge Di Florio. E pensa, ad esempio, al tribunale di Pescara: «Nella sezione distaccata di Penne-San Valentino, per le udienze va un giudice ogni settimana circa. Ma il personale deve stare in sede tutti i giorni. Ebbene: quel personale non potrebbe lavorare a Pescara, dove eventualmente fare tutte le udienze?». In una realtà fatta di crisi, spesa pubblica elevata, mancanza di personale, per Di Florio l'accorpamento dei tribunalini potrebbe aiutare a «far funzionare meglio la macchina amministrativa». Non ci sarà alcun impoverimento dei territori, insiste, perché «ditemi a cosa serve mantenere il tribunale di Lanciano, a 30 chilometri da quello di Chieti». E per gli utenti, cosa cambierebbe? «Nulla», risponde Di Florio. «Se commetto un reato a Messina, devo andare comunque a seguire l'udienza a Messina. Per i cittadini non cambierebbe alcunché, così come per i diritti di cancelleria». «Il cittadino», aggiunge Di Florio, «vuole risposte immediate, che possiamo dare razionalizzando il servizio. Anzichè tenere personale sparpagliato in varie sedi, me lo porto ad esempio a Pescara, dove il magistrato avrebbe l'aiuto di cui ha bisogno per scaricare un provvedimento: se non ho gente che mi scarica l'udienza o segretari che mi controllano la scadenza dei termini processuali dei fascicoli», conclude Di Florio, «come faccio a portare avanti il lavoro?».