"Questa cerimonia, in qualche maniera, segna la fine della mia carriera politica. Non ho parole per ringraziarvi": così l'ex ministro Remo Gaspari il 3 luglio del 2010 in Consiglio comunale a Vasto nel corso della seduta straordinaria nella quale gli veniva conferita la cittadinanza onoraria di Vasto attraverso la consegna, simbolica, delle chiavi della città. E' uno dei tanti 'ricordi vastesi' dell'ex ministro, scomparso oggi all'età di 90 anni, a conferma di un rapporto sempre stretto ed intenso con Vasto ed il suo territorio. Riunione dell'assise civica che era stata aperta dal presidente Giuseppe Forte con successivi interventi dei consiglieri Giuseppe Tagliente e Nicolangelo D'Adamo, del sindaco Luciano Lapenna e dello stesso Gaspari alla presenza, tra gli altri, del senatore Giovanni Legnini, della già parlamentare abruzzese della Democrazia Cristiana Anna Nenna D'Antonio, dei consiglieri regionali Antonio Prospero e Antonio Menna, del presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio, degli ex sindaci di Vasto Filippo Pietrocola e Nicola Notaro, dei già parlamentari Arnaldo Mariotti e Nicola Carlesi e di numerosi sindaci, in fascia tricolore, dei centri dell'entroterra vastese. Prima dell'arrivo di Gaspari nell'aula consiliare 'Giuseppe Vennitti', all'unanimità dei presenti il Consiglio comunale aveva votato il conferimento della cittadinanza onoraria all'ex ministro. Nel suo indirizzo di saluto il presidente Forte aveva tratteggiato la figura di Remo Gaspari sottolineandone la "passione per il territorio" e l'impegno, sul piano politico ed istituzionale, che ne ha contraddistinto l'attività per la crescita e lo sviluppo dell'Abruzzo e del Vastese in modo particolare. Tagliente aveva parlato di "Gasparismo", inteso non nel senso di sistema di potere ma come modello di riferimento per chi ha responsabilità di governo e di amministrazione. Un modello forse "superato" ma che riafferma la sua efficacia nel momento in cui ne manca uno contrapposto. "Ben venga questo riconoscimento - aggiungeva Tagliente - al politico 'mattatore' d'Abruzzo che ha consegnato un modo di interpretare la politica tesa alla realizzazione, alla concretezza e che stride con le sterili contrapposizioni di oggi che non producono null'altro che il sistematico rinvio delle decisioni che contano". Nicolangelo D'Adamo evidenziava di Gaspari l'"estrema capacità di lavoro, la conoscenza diretta del territorio e delle sue singole componenti ed il lucido disegno di sviluppo contenuto nelle strategie di crescita della Regione". Il sindaco Lapenna, ricordando alcuni aspetti del rapporto personale che nascevano già quando il primo cittadino vastese abitava giovanissimo a cinquanta metri da Gaspari a Gissi, ne sottolineava la capacità di farsi interprete delle esigenze del territorio. "Mi sono sempre mosso - ha detto Gaspari in quella occasione - nell'obiettivo di essere utile. Ed è un falso storico - ha poi precisato - attribuirmi la paternità del 'miracolo abruzzese'. Ne sono stato partecipe, ma non determinante. C'erano le condizioni giuste per le occasioni di sviluppo e la classe dirigente ne ha saputo cogliere tutte le opportunità. E bisogna far sì che quelle condizioni tornino ad essere preminenti. Abbiamo realizzato l'unità degli abruzzesi avendo la possibilità di concretizzare quello che poi, giustamente, fu definito 'miracolo abruzzese'. La prima cittadinanza onoraria - aggiungeva - me l'hanno concessa nel 1966 in un Comune dell'Oltrepo Pavese. E allora ero sottosegretario. Segno che qualcosa di buono si stava facendo. Erano tempi di un confronto duro, ideologico soprattutto ma non si dimenticavano le vere necessità ed i problemi reali e maggioranza e opposizione contribuivano a dare soluzioni". Un ultimo accenno al rapporto eletto-elettori. "In passato era più stretto, l'elettore aveva un maggiore raccordo e controllo sull'operato dell'eletto. Oggi c'è distacco e la prima cosa da fare è una legge che restituisca il diritto di incidere e di scelta vera al cittadino". La conclusione e l'augurio: "Che si torni ad una politica che produca il futuro, per i nostri giovani soprattutto".