Riceviamo e pubblichiamo da Giovanni Uselli. Quello che sta proponendo di fare Massimo Desiati, con e per Progetto per Vasto, accresce in me il rimpianto per non essere riuscito a convincere, a suo tempo, i dirigenti di Forza Italia prima e del Pdl in seguito, sulla necessità di non disperdere il capitale umano raccolto in un comitato elettorale ma pronto a continuare ad attivarsi per il dopo e per il seguito. Certo, la situazione attuale è molto diversa, e in fondo credo sia anche questa una causa del mancato avvio di quella di allora e del positivo lancio di questa di adesso. Nel 2006 e anni successivi, Forza Italia e Pdl hanno avuto e continuano ad avere a fianco e sopra, strutture e dirigenti quasi mai sintonizzati sullo stesso obiettivo. Anzi a dire il vero, le finalità di alcuni erano in palese contrasto con quelle di altri. Così come completamente diversi erano i percorsi per raggiungerli, i luoghi di discussione e le risorse preposte. Tutto il peggio di un partito politico lacerato da correnti e incapace di cercare e trovare un progetto politico sul quale valesse veramente la pena di dedicarvi attenzione. Massimo Desiati non ha questi problemi per cui può serenamente lavorare per creare la struttura adatta per conseguire tutti gli obiettivi che si propone di ottenere. Quello che sta facendo adesso è il terzo step di un percorso, iniziato con la stesura di un programma di amministrazione cittadina, Progetto per Vasto, e proseguito con la partecipazione alla campagna elettorale come candidato sindaco, il cui successo politico ottenuto va oltre la personale delusione del mancato ballottaggio. Anzi, su questo mancato obiettivo e nonostante la palese delusione di tanti candidati, egli rilancia proponendo “opposizione bella“, che è lontana mille miglia da quelle forme di opposizione precostituita tipo “sempre e totale a prescindere“, oppure “opposizione costruttiva“ e altre amenità di questo tipo. “Opposizione bella“ significa dire no alle proposte della maggioranza, in parte o in toto, avendo però la capacità di proporre, in parte o in toto, alternative valide e realizzabili. Ho accennato qualche riga più su alla delusione di parte dei candidati e il riferimento va riferito a quella fase, sempre difficile e complicata, che sta tra il primo turno e il ballottaggio. Progetto per Vasto è nato come movimento civico di centrodestra e tale è rimasto. Per me, il movimento civico è un insieme di uomini e donne, giovani e giovani maturi, che si riconoscono in un progetto e in un realizzatore del progetto. E decidono di parteciparvi e di appoggiarlo senza l’obbligo di rinnegare il proprio partito di appartenenza. Del quale, evidentemente, non condividono le scelte fatte. Specialmente se proposte da egregio signor “nessuno“ e successivamente accettate da due o tre signor “qualcuno“. Vale la pena ricordare che nel 2006, fu proprio un insieme di movimenti civici aggregati e in comunione con An e Udc a sfidare al ballottaggio il candidato sindaco del centrosinistra. Se si fosse ripetuta quella aggregazione, peraltro proposta e rifiutata, Massimo Desiati avrebbe vinto al primo turno. Ma purtroppo la storia non si scrive con i se e con i ma, per cui è andata come andata. Torno al problema di cui sopra. Al ballottaggio, Massimo Desiati ha scelto un “appoggio esterno“ o “accordo tecnico“, rifiutando di fatto “l’apparentamento“ con la lista del candidato del centrodestra. Molti credono che abbia fatto bene e altrettanti pensano il contrario, cioè che abbia fatto male. Fra questi, evidentemente ci sono i delusi, che non hanno mancato di porre in risalto i personali convincimenti. Io, per quanto possa interessare, ho votato e fatto votare il candidato del centrodestra, senza per questo contravvenire o sottostare a imposizioni. Ho fatto questa scelta per almeno due buoni motivi. Primo: contribuire sconfiggere il candidato del centrosinistra e secondo per ovvii motivi di appartenenza al Pdl. Ho ragione di credere che abbiano fatto la stessa cosa tutti gli elettori di appartenenza centrodestra. Ignoro cosa abbiano fatto gli elettori di appartenenza centrosinistra. Ed eccoci alla domandona finale. Cosa pensa di tutto questo il corpo elettorale di centrodestra? Quello di entrambi i voti, intendo. Avrà condiviso l’atteggiamento palesemente e pubblicamente smarcato di Massimo Desiati, durante il ballottaggio, oppure lo avrà ritenuto sbagliato? Conoscere la risposta è fondamentale non solo per Desiati ma per tutto il centrodestra. Il rischio che corre Desiati sta tutto in questo. E da questo dipenderà non solo l’appeal popolare sul Progetto per Vasto, ma anche il buon esito di future candidature dello stesso Desiati. Rischia anche tutto il centrodestra, però. Perché se l’elettorato di centrodestra rifiuta Desiati, è altrettanto vero che l’elettorato di Desiati continuerà a stare in disparte. Fra l’elettorato di centrodestra è diffusa l’opinione secondo la quale Massimo Desiati avrebbe commesso un errore a non appoggiare apertamente il candidato di centrodestra. Di fatto egli non è mai apparso, nei comizi di piazza, al fianco del candidato. Ciò è equivalso nella pubblica opinione ad un sostanziale invito al proprio elettorato di votare liberamente. Insieme alla consapevolezza che il suo intervento diretto avrebbe consentito, se non di vincere, almeno di alimentare la speranza di trovarsi di fronte un politico che va oltre le beghe personali che tanto danno hanno arrecato al centrodestra. Per contro esiste il fondato timore che un simile atteggiamento finisca per consolidare il convincimento dei tanti galletti che vivono nel pollaio di centrodestra. Il ragionamento che fa l’elettorato di centrodestra è tutto qui. Un ragionamento semplice, dritto al cuore del problema e perciò eloquente. Ha la memoria lunga, l’elettorato. Quello di centrodestra, forse, ha accarezzato l’idea di riprendersi la Casa Comune. Illusione o delusione?