Raddoppio del bacino di Punta Penna, Celenza: 'Progetto impresentabile'

L'associazione Porta Nuova presenta una serie di osservazioni

a cura della redazione
19/04/2011
Attualità
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"Il ceto politico locale, nel suo insieme – salvo qualche dissenso peraltro molto remissivo - mostra di sostenere contemporaneamente il raddoppio del porto e il Parco Nazionale. E dimostra così di non credere in nessuno dei due, aggravando, piuttosto che risolverle, le contraddizioni urbanistiche maturate nel passato". Michele Celenza, presidente dell'associazione 'Porta Nuova', individua non poche contraddizioni nell'agone politico vastese, per quanto attiene al progetto di raddoppio del bacino portuale di Punta Penna. Il sodalizio, nella giornata di ieri, ha provveduto a presentare una serie di osservazioni nell’ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del nuovo Piano Regolatore Portuale. Ricostruendo il quadro, Celenza parla di "vicenda straordinariamente istruttiva, anzi esemplare, non solo per se stessa, ma ancor più per quello che rivela della città, e più nello specifico dell’imprenditoria e del ceto politico locali". Primo punto toccato quello dei 145 milioni di euro di investimenti pubblici programmati. "Tanti quanti probabilmente non si erano mai visti, da tempo, nella nostra zona", dice Celenza che poi illustra le opere previste: "Due dighe foranee, l’una di prolungamento della diga di sopraflutto (a nord) per uno sviluppo complessivo di circa 650 m; l’altra, una nuova diga di sottoflutto (a Sud) di circa 600 m, a raddoppiare la superficie attuale. In più, la ferrovia che arriva direttamente sul molo, e vari edifici di servizio". Quindi i passaggi nell'approvazione del Piano. "E' stato approvato il 6 novembre 2007 da un Consiglio comunale convocato con un anticipo di 5 giorni (il 31 ottobre), 4 dei quali festivi. Nessun consigliere l’aveva visto prima, non essendo passato neppure in Commissione Urbanistica. I consiglieri hanno ascoltato la sola relazione, di parte, degli ingegneri che hanno redatto il progetto, e poi l’hanno votato 24 a 1, dopo aver bocciato (17 a 6, più 3 astenuti) la proposta di rinvio della discussione allo scopo di acquisire maggiori informazioni. Nessun partito ha fatto una piega, nonostante le reiterate dichiarazioni programmatiche di trasparenza". Definisce "imprensentabile" il progetto Michele Celenza. "Per molte ragioni, a cominciare dall’impatto ambientale che avrà sulla costa a sud. Ma questo si vedrà tra decenni. Da subito, invece, è possibile rilevare alcuni fenomeni di una certa evidenza. La permeabilità del ceto politico nel suo insieme alle pressioni dell’interesse economico locale. Com’era già accaduto col Prg, le scelte principali vengono prese fuori dagli ambiti istituzionali, che al più sono chiamati a ratificare. La città, poi, è posta regolarmente di fronte al fatto compiuto. La mancanza di una guida politica di fondo: il ceto politico locale, nel suo insieme – salvo qualche dissenso peraltro molto remissivo - mostra di sostenere contemporaneamente il raddoppio del porto e il Parco Nazionale. E dimostra così di non credere in nessuno dei due, aggravando, piuttosto che risolverle, le contraddizioni urbanistiche maturate nel passato. Il localismo esasperato del ceto politico e imprenditoriale, latore di un progetto, come quello contenuto nel PRP, in contrasto, e anzi in opposizione, a tutta la programmazione regionale e provinciale senza eccezione. Infine l’avventurismo: il PRP fonda tutto il suo impianto su previsioni di traffico palesemente errate, i dati (2010) sono addirittura del 32% al di sotto delle previsioni. Ma nessuno fa mostra di accorgersene, né di avvertire la benché minima resipiscenza. Sono nuovi questi discorsi? Non sono nuovi, li andiamo ripetendo da anni. Con tutto ciò, l’informazione locale continua ad allestire imperturbabile la solita commedia della lotta tra 'gli ambientalisti', da una parte, e, dall’altra, 'lo sviluppo'. Una mistificazione comoda, e ormai abituale".

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