Invalida in casa e senza ascensore nel condominio, il calvario di una donna

Torna alla ribalta la storia della signora Enza

Paola Cerella
09/04/2011
Attualità
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Sono trascorsi quasi quattro anni da quando la signora Enza, invalida al 100%, ha chiesto di poter vedere installato un ascensore nel suo condominio in corso Europa. Ma, ad oggi, nonostante del suo caso la stampa si sia già occupata nei mesi scorsi, Enza è ancora "prigioniera" in casa. La signora ha 45 anni e da 18, in seguito ad una puntura spinale post parto, ha contratto una malattia nervosa rara. Come se la sorte non le avesse già riservato un brutto scherzo, dopo 9 anni da quell'episodio, due tumori benigni al cervelletto destro hanno portato la sua percentuale di invalidità dal 75 al 100%. Nel maggio 2008, il suo legale di fiducia, l'avvocato Massimiliano Baccalà, ha sollecitato al condominio e all'Ater la richiesta di Enza, avanzata in base alla Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili. L'appartamento della signora, infatti, è sito in un condominio di edilizia economica e popolare dove, però, una parte degli assegnatari degli alloggi ne ha riscattato la proprietà. L'Ater Lanciano-Vasto, quindi, pur essendosi dichiarata disponibile a sostenere Enza nella sua lotta per ottenere un ascensore, detiene solo una parte dei millesimi necessari per deliberarne l'istallazione. La restante parte è detenuta dai condomini e non tutti hanno versato la quota necessaria. Fatto sta che, due settimane fa, l'ascensore è arrivato, ma giace non ancora installato sotto il palazzo, in attesa che tutti paghino. Senza soldi, i lavori non possono cominciare e così Enza continua a vivere prigioniera e, per essere sottoposta alle cure mediche che deve affrontare periodicamente, occorre prenderla di peso per tre piani o chiamare un'ambulanza. Ovviamente a pagamento. La mancanza di un ascensore continua a rubare ad Enza il diritto ad un'esistenza più dignitosa, mentre gli anni passano inesorabilmente. I suoi contatti con l'esterno sono rimessi nelle mani del marito e della figlia. E poi a farla sentire un po' meno sola c'è Facebook, da dove Enza trasmette il suo amore per la vita, che non è stata certo generosa con lei. Adesso, però, Enza è stanca di lottare, perché si sente impotente e, dopo tante promesse, anche un po' presa in giro. E mentre lei guarda il mondo dal web e dalla finestra, l'ascensore "della libertà" giace inutilizzato sotto casa, interrogando le coscienze di tutti noi.

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