'Malasanità' e proteste, Mario Alinovi: 'Io più volte minacciato di morte'

Bimbi perdono la vita all'ospedale di Pescara, 'Chiediamo e vogliamo giustizia'

a cura della redazione
24/03/2011
Attualità
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"Più volte sono stato minacciato di morte". Il vastese Mario Alinovi, che con la moglie Barbara Maragna ha fondato l'associazione 'Paolo Alinovi' che si impegna nel campo della malasanità ha pubblicamente denunciato (dopo la segnalazione alla Procura di Pescara) anche questo ieri, durante un nuovo sit-in di protesta davanti all'ospedale di Pescara su iniziativa dei genitori di tre bimbi morti nei reparti di Neonatologia e Chirurgia Pediatrica del nosocomio del capoluogo adriatico. Mario Alinovi e Barbara Maragna sono i genitori del piccolo Paolo, bimbo morto, dopo tre mesi di vita nel luglio del 2009, al culmine di un'operazione che era stata definita di routine poi complicatasi fino all'estremo. La coppia era al fianco di Palmerino Di Pancrazio e Vincenza Martella, genitori di Asia, morta lo scorso novembre a quattro mesi per una sospetta polmonite, e di Carmela Di Pietro, mamma di Donato Granchelli, bimbo morto sempre all'ospedale di Pescara nel 2007. Chiedono giustizia, parlando di gravissimi casi di malasanita. Da poche settimane il pm della Procura di Pescara Campochiaro ha aperto un fascicolo d'inchiesta sulla morte di Asia Di Pancrazio. Per il caso Alinovi l'inchiesta sta invece per chiudersi e a giorni il pm Di Florio dovrebbe pronunciarsi su eventuali rinvii a giudizio. In questa vicenda sono undici i medici dei due reparti che risultano indagati. "Chiediamo e vogliamo giustizia - ha ribadito Alinovi -. Chi ha sbagliato deve pagare. Settimane fa avevamo chiesto al manager della Asl D'Amario di sospendere i medici indagati, ma per tutta risposta D'Amario ha parlato di marketing aziendale e delle eccellenze dell'ospedale di Pescara, dove però negli ultimi anni sono morti in circostanze poco chiare almeno quattro bambini. La verità è che siamo soli a lottare contro i poteri forti della sanità. Di poteri forti ha parlato anche il presidente della Regione Chiodi e quindi credo che ci sia poco da aggiungere. Dico solo che noi andremo avanti in questa battaglia e se sarà necessario - conclude - ci rivolgeremo anche alla Corte di Giustizia Europea di Strasburgo".

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