L'antiberlusconismo domina la scena, assieme al voler puntare all'alternativa di governo e ad un programma condiviso con il quale chiedere il consenso agli elettori. Su questi aspetti, per certi versi scontati, Antonio Di Pietro incentra la sua attenzione iniziale nel giorno di inaugurazione della quinta festa nazionale dell'Italia dei Valori a Palazzo d'Avalos. Prima che 'Tonino' salga sul palco si registrano gli indirizzi di saluto di Alfonso Mascitelli, coordinatore regionale del partito, di Luciano Lapenna, sindaco di Vasto, e del capogruppo alla Regione Carlo Costantini. E poi, fuori programma, una prima riflessione sulla realtà dei giovani, con alcuni esponenti 'in erba' dell'IdV protagonisti assieme a don Antonio Mazzi, ospite a sorpresa di questa prima tappa della kermesse politica. Alle 11.48 prende la parola Di Pietro che chiuderà la sua relazione introduttiva della tre giorni di Festa IdV alle 13.03: un'ora e un quarto di intervento, spesso interrotto dall'applauso dei fedelissimi che affollano il cortile della storica residenza marchesale vastese. Le prime parole sono di ringraziamento, proprio per Vasto: "Una città che ci ospita da cinque anni, se siamo ancora qui è perché stiamo bene, c'è rispetto e attenzione. Grazie sindaco Lapenna e grazie a tutta la cittadinanza". Una delle 'punture' d'esordio va poi a bersaglio su Gianfranco Fini. 'Ascoltavo il discorso di Mirabello e mi dicevo: ma sono io a parlare? E invece non ero io. Scriverò una lettera a Fini: la prossima volta questo discorso vieni a farlo a Vasto...'. Ma il 'predicare bene e razzolare male' lo contesta: 'Non si possono dire certe cose e poi, come se niente fosse, cercare nuovi accordi con il Pdl'. LE MOZIONI DI SFIDUCIA - Due all'orizzonte. Una per il Governo. "Ma servono le firme di 63 parlamentari per presentarla e voglio vedere chi le apporrà assieme a noi", dice Di Pietro. Un'altra per Berlusconi in qualità di ministro dello Sviluppo economico. "E qui possiamo fare pure da soli...". La priorità è "riuscire a togliere in modo democratico il modello 'piduista' di Berlusconi al governo del Paese". Di Pietro parla di un degrado che ha nell'avvento del 'berlusconismo' il suo epicentro. Un modello che dà spazio ai potenti, ai forti, ai prepotenti, dove non ci sono pari opportunità, non c'è giustizia sociale, non c'è uguaglianza. "E' il 'berlusconismo' che c'è in noi che crea e alimenta problemi, l'utilizzo proprio, personale delle istituzioni, il sonno delle coscienze, il mercanteggiare i sogni e l'illusione delle persone. Noi vogliamo e dobbiamo saper offrire un'alternativa. E i mezzi per farlo sono quelli di sfiduciarlo, il prima possibile spero, e di confrontarci apertamente in campagna elettorale. E dobbiamo essere pronti a essere credibili soprattutto in termini di progettualità". Le condizioni per la sfiducia? Di Pietro ironizza: "Ad agosto c'erano, a settembre di meno, a ottobre mi sa che si finisce a tarallucci e vino... Verificheremo le condizioni in Parlamento e a chi ha richiamato un'emergenza morale chiediamo di essere coerente fino all'ultimo o di tacere per sempre". LE DEFINIZIONI DI BERLUSCONI - Attinge ad un vocabolario certamente 'colorito' il leader dell'Italia dei Valori per definire Berlusconi. Nell'ordine: piduista, macigno, testa della piovra, pericolo pubblico, pirata e scoglio antidemocratico. IL PROGRAMMA - 'Stella polare' il rispetto fedele della Costituzione Repubblicana, l'unità dell'Italia ("perché non esiste alcuna Padania") e l'attenzione per la scuola pubblica ed il lavoro, e poi la legge anticorruzione, l'aumento della tassazione alle rendite finanziarie, il no chiaro al nucleare, all'acqua privatizzata e la spinta verso una "rivoluzione liberale sì, ma solidale, che non penalizzi ulteriormente i più deboli". La prima preoccupazione è per chi il lavoro non ce l'ha. "Va aumentato il tempo di durata dell'indennità di disoccupazione e servono contratti di solidarietà quando alternative non ce ne sono". Sulla scuola finisce nel mirino la riforma Gelmini, anche in ambito universitario. "Deve tornare ad essere un trampolino di lancio per i nostri giorni. La riforma ha solo tagliato spese e aumentato la precarietà, impoverendo l'offerta scolastica. Così non si danno risposte". Ribadisce il 'no' al Lodo Alfano: "Non si può non processare una persona, anche se è al Governo. E' immorale". Su un eventuale governo tecnico il pensiero è chiaro. "Se cade Berlusconi dobbiamo andare a votare al più presto. L'unica ipotesi è di un esecutivo che si occupi di due questioni: una nuova legge elettorale che restituisca il diritto di scelta agli italiani ed un provvedimento sul pluralismo dell'informazione. E meno male che è arrivato Mentana con il Tg di La 7. Una ventata di aria fresca...". IL NODO DELLE ALLEANZE - Si inizia con un auspicio. "Piano piano - dice Di Pietro - il Paese inizia a risvegliarsi. Io l'annuso questa voglia di cambiamento. A un certo punto pure Vanna Marchi l'hanno scoperta... Ma dobbiamo farci trovare pronti". Stop a chi vuole rincorrere finiani e Udc. "Fini progetta un nuovo centrodestra, Casini per definizione lavora a un posto al sole, ma nei posti dei cda". L'invito è rivolto al Partito Democratico, a Sinistra Ecologia e Libertà, ai movimenti: "Cerchiamo una base progettuale comune e prima individuiamo quello che vogliamo fare, poi pensiamo al candidato premier. Mi dicono - aggiunge Di Pietro - ma così non arrivamo al 51 per cento... Non è questo il punto. L'Italia dei Valori in pochi anni ha triplicato i suoi consensi. Si dessero da fare pure gli altri e se un partito (il Pd, ndr) scende dal 33 al 24 per cento in un breve periodo mica la colpa è mia... Dobbiamo parlare al cuore dell'elettorato, recuperare chi non va più ai seggi, costituire un'alternativa credibile assumendoci le nostre responsabilità. E a chi può dico - conclude riferendosi ai parlamentari chiamati tra qualche giorno ad esprimersi sulla fiducia a Berlusconi - aiutateci a superare questo scoglio antidemocratico". FOTOSERVIZIO a cura di ERCOLE MICHELE D'ERCOLE e PIERFRANCESCO NARDIZZI