Da quattro anni è un lavoro vero e proprio. Non retribuito, ma comunque gratificante e utile, anche e soprattutto in prospettiva (si spera). E' la quotidianità di un'operatrice sanitaria vastese, unica specializzata in Abruzzo in Emodinamica, in possesso di una laurea in Fisiopatologia cardio-circolatoria e perfusione cardiovascolare, conseguita a Chieti alla facoltà di Medicina dell'Università d'Annunzio. E' diventata, con il trascorrere del tempo e l'acquisizione della formazione, tecnico di emodinamica ed affianca il personale in servizio alla sala dell'ospedale di Pescara. Crede in quello che fa e conta, magari un giorno, di poter far ritorno (lavorativo) a Vasto, mettendo a disposizione le sue conoscenze e competenze in quella che è la prevista sala emodinamica, per l'assistenza a persone con patologie cardiovascolari ed infartuati, da attivare all'ospedale 'San Pio da Pietrelcina'. Se ne parla da quattro anni ormai, sulla 'carta' il progetto ha tutte le basi per camminare, manca l'ultimo slancio, quello definitivo, il 'via libera' del nuovo manager della Asl Lanciano-Vasto-Chieti. La struttura sanitaria in questione è di fondamentale importanza per un territorio popoloso ed esteso come quello del Vastese. Sarebbe un riferimento ed un'opportunità 'salvavita' essenziale. In Abruzzo le uniche sale del genere sono a Pescara, appunto, a Teramo ed a Chieti (in questo caso collegata all'unità di Cardiochirurgia). Per chi venisse colpito da infarto sarebbe di incommensurabile aiuto. E la 'storia' dell'emodinamica a Vasto nasce invece da un infarto che non ha lasciato scampo. Quello che ha colpito una donna di un centro dell'entroterra del Vastese. Troppo lungo il tragitto da compiere verso Pescara, purtroppo per lei. Un lutto che mette in moto un meccanismo che si compone di diverse tappe. Nel 2007 viene organizzata una raccolta di fondi, dagli Alpini di Tufillo, attraverso banchetti e una lotteria per destinare il ricavato proprio a parte delle spese necessarie. Nello stesso anno un emendamento al Piano Sanitario regionale, presentato dall'allora consigliere Antonio Boschetti, individua la possibile realizzazione a Vasto. Qualche tempo dopo 76 sindaci di tutto il territorio si esprimono a favore del progetto. All'unanimità c'è anche una delibera del Consiglio comunale di Vasto. L'iter rallenta, poi, nel 2008, per via delle note vicende giudiziarie proprio nel campo sanitario che 'decapitano' buona parte del Governo regionale del periodo. Nuova puntata nel 2009: il piano di risanamento del commissario della Sanità Redigolo conferma l'attivazione a Vasto e prevede una prima annualità di 299.121 euro per il progetto. E nel successivo piano industriale della Asl Lanciano-Vasto, che prevede specificità esclusive per ciascun presidio ospedaliero del comprensorio, si ribadisce la centralità di Vasto in questo contesto: per il 'San Pio' si punta sull'emodinamica, sull'endoscopia digestiva e sulle malattie infettive. Insomma, le fondamenta sono state gettate. E non dovrebbe esserci alcun rischio di 'scippo' dalla sponda lancianese. Per il 'Renzetti', infatti, le specificità sono altre (chirurgia maxillo-facciale, stroke unit e traumatologia). Il posto fisico, a Vasto, c'è già: una stanza del comparto operatorio. Va allestita e resa funzionale con macchinari, costosi sì ma fondamentali per salvare vite. A Pescara, racconta ancora l'operatrice vastese, ci sono circa 2.500 procedure ogni anno, 400 si calcola per il solo territorio Vastese. E il suo lavoro continua ad andare avanti, confidando in una prossima possibilità per Vasto. La politica, relativamente a questo progetto, ha oltrepassato distanze e divisioni. Il fronte comune c'è stato. Ora si tratta di non tirarsi indietro. E realizzare quell'idea nata quattro anni fa, che ha subito avuto i piedi per camminare e che adesso attende di vedersi opportunamente concretizzata.