Dal 19 gennaio 2008, alle ore 15:45 (ora locale in Argentina) le bandiere della FIAA (Federazione Italiana Associazioni Abruzzesi) e dell'Abruzzo sventolano festose sulla vetta dell'Aconcagua, la più alta cima d'America, a quota 6.962 metri. Protagonista dell'impresa il vastese Carlo Di Giambattista, esponente della FIAA e presidente della ''Famiglia Abruzzese Molisana del Piemonte e Valle d'Aosta'' appassionato escursionista alpino. Partito dall'Italia il 5 gennaio scorso Carlo Di Giambattista è stato accolto, con grande spirito di ospitalità e con grande festosità , dalle comunità abruzzesi di Buenos Aires e di altre località argentine ed è rientrato a Torino domenica 27 gennaio.
Ecco le sue prime impressioni e il suo breve racconto sul viaggio:
''Gli Abruzzesi di Argentina: giunto in Argentina, ho avuto subito il piacere di incontrare (prima e dopo la spedizione) i rappresentanti della Associazioni degli Abruzzesi di Argentina che, riuniti sotto la Fedamo, apportano il loro fondamentale contributo allo sviluppo socio economico della terra che li ospita senza mai dimenticare la terra di origine. Gli anziani che sognano la loro terra, le sue canzoni, i suoi costumi ed i giovani che cercano i legami, le opportunità per creare reti di relazione, di studio e di lavoro. Sono gli abruzzesi di Argentina, parte di quell'Abruzzo trasversale che dall'Italia si diffonde senza confini, attraverso la sua gente, su tutta la terra. Alcuni nomi sperando di non dimenticare nessuno: Giovanni Scenna Presidente della FEDAMO (Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Argentina), Fabio Marraffini, delegato dei Giovani abruzzesi nel CRAM, Enzo Iannucci, presidente della Associazione Abruzzese Ensenada- Berisso-La Plata, Antonio d'Alessandro, presidente dell'AIRA (Associazione Italiana Radici Abruzzesi Argentina) presso la cui bella sede mi è stata offerta una ottima cena, Emidio Ciacia e Anna Maria Martella del Circolo Cultural y Ricreativo Abruzzese Molisano di Campana-Escobar-Zarate, ed infine Rosina Cicchetti da Pollutri, Carina, Silvana, Viviana, Patrizia, del Centro Abruzzese di Mendoza ''Adua Persia'', Mariano Stante giornalista originario di Casacanditella che conduce il programma radiofonico ''l'Altra Italia'', il campione di nuoto non vedenti Emilio Andres Di Stefano che sogna di venire in Italia per gareggiare sotto la nostra bandiera. E grazie a te Rosina per il libro che mi hai regalato e che porta le memorie dei nostri avi e che racconta le storie dell'emigrazione, la storia dei nostri paesi. Spero che la Regione Abruzzo voglia tradurre in Italiano e distribuire nelle scuole questo libro, per insegnare ai nostri giovani cosa è stato il fenomeno dell'emigrazione raccontato da chi l'ha vissuto. L'Abruzzo dell'emigrazione è stata la nostra Diaspora volontaria e necessaria. è la memoria che non deve mai essere cancellata, ma sempre ricordata e rinnovata nei nostri cuori, insegnamento perenne per le nostre genti. A te Rosina ho consegnato la nostra Bandiera d'Abruzzo quella bandiera che ha visto dall'alto il continente Americano e che è giusto che ora sia custodita nelle tue mani sicure ai piedi del Sacro monte. Un ringraziamento particolare ancora a Fabio Maraffini che mi ha accompagnato alla scoperta di Buenos Aires, ed ai suoi genitori Domenico e Filomena che tra loro parlano ancora il dialetto di Carpineto Sinello con parole che oggi non usano più nemmeno nel loro paesello.
LA SPEDIZIONE
La salita al Cerro Aconcagua tecnicamente non è difficile, ma lo diventa molto per la quota e per il clima. La percentuale di ossigeno sull'Aconcagua (6.962 mt) è del 37%, sull'Everest (8.800 mt) è del 30% sul monte Bianco (4.800 mt) è del 57%, le condizioni climatiche imprevedibili e sempre in agguato è il Viento Blanco che strenua qualunque tentativo di salita... a meno di rischiare la vita .infatti l'Aconcagua ha la più alta mortalità di alpinisti tra coloro che tentano l'ascesa. Momenti di difficoltà durante la spedizione ci sono stati, una gastroenterite mi ha fortemente debilitato all'inizio, crisi di male di montagna mi hanno fatto pensare più di una volta che non ce l'avrei fatta ed infine la grande fatica nel salire... l'aria che si fa sempre più rarefatta, i muscoli che rispondono sempre meno, il respiro che si fa superficiale e veloce, il cuore in gola ed i passi sempre più lenti per risparmiare le ultime energie nascoste chissà dove. La salita diventa un filmato e noi attori sembriamo personaggi lunari.il capo chino, la bocca aperta ed una surreale marcia al rallentatore nel silenzio di tanti penitenti. Un passo breve poi un altro ogni 4- 5 secondi e poi la sosta e poi riprendi di nuovo. Alla fine del Traverso e poi sulla Canaleta lo sforzo era enorme, mai provato prima, e d'altronde non ero mai andato oltre le vette delle Alpi, Monte Rosa, Cervino, Gran Paradiso ecc e comunque non oltre i 4.500 mt, qui era diverso ero oltre i 6.000 mt ed a contatto con un ambiente estremo a me completamente sconosciuto. Sicuramente il pensiero di quello che stavo facendo mi ha dato la spinta per arrivare in vetta, il pensiero dei tanti abruzzesi emigrati nel mondo, il pensiero dei tanti sforzi compiuti dai nostri corregionali per un futuro migliore, il pensiero della Bandiera d'Abruzzo che avevo nello zaino .ecco tutti questi pensieri sono stati la grande spinta la grande energia che mi ha portato in cima. Grazie a tutti gli abruzzesi del mondo e grazie al buon Dio che ha voluto benedire questa spedizione dandoci un tempo clemente''. Queste le impressioni di Carlo Di Giambattista, protagonista reale di una grande impresa. La spedizione, rientrata in Italia il giorno 27 gennaio, era composta di 9 persone (4 femmine e 5 maschi) più due guide. Sono arrivati in cima in cinque (3 femmine e 2 maschi fra cui il ''nostro'' Carlo) più le guide.