La città del Vasto gode di un eccezionale privilegio concesso da papa Pio VI nel 1777, per i meriti acquisiti dalla comunità ecclesiale vastese nello slancio di fede alla religione cristiana. Ogni anno si svolgono solenni festeggiamenti indetti per lucrare questo giubileo che offre anche il privilegio dell'indulgenza plenaria a quanti, confessati e comunicati, col desiderio di una sincera conversione, si rechino in visita nella chiesa di San Pietro il Sant'Antonio a Vasto, secondo le intenzioni del pontefice. Celebrazioni che quest'anno culmineranno nella giornata di domenica 15 gennaio.
Un riconoscimento che si collega all'ospitalità che il popolo vastese offrì ad un altro pontefice, Alessandro III (Rolando Bandinelli, senese), quando fu costretto a fermarsi a Vasto dal 7 febbraio al 9 marzo 1177. In quell'anno, infatti, accadde un avvenimento di particolare importanza per Vasto, quando papa Alessandro III, accingendosi a far da mediatore tra Federico Barbarossa e i comuni lombardi, muovendo da Siponto alla volta di Venezia, fu costretto ad approdare nel porto di Vasto a causa dei venti contrari, e si trattenne nella località fino al 9 marzo, giorno delle Ceneri.
Al seguito del papa, nelle undici galee inviategli da re Guglielmo II di Sicilia, convennero moltissime autorità ecclesiastiche e laiche, tra cui Manfredi, vescovo di Palastrina, i cardinali Giovanni Cintio e Ugo Romualdo, arcivescovo di Salerno, Ruggero conte di Andria, Roberto gran giustiziere del re, magistrati del popolo, altri vescovi, conti, baroni e soldati, l'abate di San Giovanni in Venere, il monaco Rolando decano e priore di Santo Stefano in Rivo Maris.
Molti doni vennero offerti al papa, tra cui cavalli bianchi con nuove bardature e rifornimenti per il viaggio del suo seguito giunto per via terra. La sosta di papa Alessandro III, ospite nel convento di San Francesco (ora chiesa di Sant'Antonio e prima ancora di San Pietro apostolo) si protrasse per circa un mese, anche perché, certamente, le trattative con Federico Barbarossa, umiliato nella disfatta di Legnano, andarono per le lunghe, finché, nella ricorrenza della quarta ferie di quinquagesima, nel principio di digiuno, dopo aver benedetto le Ceneri ed averle prese dal vescovo Manfredi, le distribuì al popolo. Al lume delle torce e con grandi onoranze, Alessandro III fu accompagnato verso le navi e vi si imbarcò, salendo per una passerella e salpando alla volta di Venezia.
Sei secoli dopo papa Pio VI, per tale avvenimento, concesse a Vasto il privilegio del giubileo pontificale, che si celebra la terza domenica di gennaio. Particolare importanza ha, nel contesto storico la sosta di papa Alessandro III a Vasto, il fatto che il pontefice, eletto nel 1159, abbia sostato a Vasto, proprio nell'anno 1177, quando venne definitivamente riconosciuto, divenendo protagonista di avvenimenti che diedero un nuovo orizzonte politico e religioso in Italia. Infatti, Alessandro III condannò le sette ''Catari'' (puri) penetrate in Europa dopo l'anno Mille dall'oriente e che condannavano il mondo considerandolo un campo di lotta tra Dio e satana; predicavano l'ascetismo ed il rinnovamento sociale fondato sull'eguaglianza con l'abolizione della proprietà privata. Alessandro III, raggiunta Venezia per incontrarsi con il Barbarossa si trovò al cospetto dell'imperatore prostrato che rivolse al papa la frase: ''Non tibi, sed Petro'', significando che non al pontefice egli si inchinava, bensì a Pietro. Ma il papa rispose: ''Et Mihi, et Petro'', e, alzando il piede sul capo di Federico Barbarossa (il papa era in sella al cavallo), soggiunse: ''Super aspidem et basiliscum deambulabo et conculcabo leonem et draconem'' echeggiando e versi biblici (Salmo XCI, v.13).
La celebrazione del giubileo pontificale annuale, assume, oltre ad un significato altamente educativo, e nel contempo religioso, quello della rievocazione di un fausto avvenimento storico che ha messo in evidenza i vari aspetti della chiesa vastese di cui si sono interessati ben sei papi: Gelasio I, Alessandro III, Pio VI, Oio IX, Paolo VI e Giovanni Paolo II, additando alle genti, non solo la fede ereditata dai padri, ma privilegiando e risvegliando con essa la via del ritorno a Dio.