La evidente carenza di analisi economica, sociale, culturale relativa all'evoluzione del comprensorio Vasto-San Salvo e località viciniori negli ultimi trent'anni ci permette solo un approccio empirico al tema; che intendo comunque affrontare da un punto di vista globale, senza cioè indicare soluzioni specifiche di carattere tecnico.Perché il piano Kurokawa nel 1974? Non lo sappiamo neppure con precisione. Di certo esso fu:
 un tentativo di razionalizzare lo sviluppo urbanistico di Vasto e San Salvo, con realizzazione di servizi comuni, per dare a Vasto l¹opportunità di presentare una candidatura come capoluogo di Provincia;
 un tentativo difensivo della DC vastese e sansalvese, in quel momento in difficoltà per problemi relativi al caotico boom edilizio (sono anni di grandi e contestati investimenti e piani regolatori, con corollario di denunce, inchieste della magistratura ecc.). Fu possibile in quanto entrambi i comuni erano allora a gestione democristiana e, se fallì è perché non venne compreso, persino osteggiato tanto da alcuni settori della DC quanto dall¹intera opposizione (che liquidò la questione come operazione speculativa di alto livello).
Col 'senno di poi' possiamo dire che è stata un'occasione perduta, perché alcune buone idee di fondo c'erano e avrebbero potuto essere sviluppate. Ma successivamente, per oltre un ventennio almeno, è seguito un lungo silenzio, rotto solo da interventi occasionali.
Adesso il tema dell¹area metropolitana o della città policentrica o della città diffusa o comunque la si voglia chiamare (io parlerei semplicemente di ''rapporti intercomunali'') torna di attualità , principalmente per il fatto che tra San Salvo, Vasto e Cupello esistono contiguità di edificato e problemi comuni nella gestione delle infrastrutture e dei servizi.
Il dibattito tuttavia parte in ritardo e con premesse ambigue:
 in ritardo, perché la realtà , le trasformazioni procedono a ritmi serrati e modificano di fatto, ogni giorno, l'esistente, già condizionando il nostro futuro;
 male, perché le rispettive amministrazioni si preoccupano di chi dovrà guidare e gestire il processo oppure di cosa è possibile guadagnarci nell¹immediato.
Intanto va detto che Vasto e San Salvo, in effetti non si sono mai parlati chiaramente in termini di programmazione e pianificazione urbanistica. Ed è d'altronde vero che si tratta di due realtà diverse: l'una storicamente chiusa e conservatrice, l'altra aperta e progressista.
Ma oggi, poiché anche sulle culture e sui valori sono necessari dei ripensamenti, dobbiamo chiederci cosa vuol dire conservazione; e cosa progressismo.
'Conservazione' può voler dire chiusura, difesa dell¹esistente, pregiudizio, intolleranza, razzismo ecc.; ma pure tutela della tradizione, della cultura e della identità cittadine; così 'progressismo' può voler dire apertura, disponibilità , tolleranza, assenza di pregiudizio ecc.; ma pure rifiuto della tradizione in nome di una 'modernità ' senza limiti e senza valori.
E dunque, dobbiamo dedurre che la sua relativa chiusura ha permesso a Vasto di salvare il centro storico, e quindi la sua identità ; l'apertura di San Salvo ha invece reso il nostro paese aperto a tutto e a tutti ma ne ha messo in crisi l'identità .
San Salvo è certamente una cittadina ricca, fortunata per la posizione geografica strategica, ed è cresciuta in popolazione e ricchezza in termini proporzionali, negli ultimi 40 anni, più di Vasto e di qualsiasi altra località dell'Abruzzo; tuttavia la sfida lanciata dagli amministratori di San Salvo a Vasto circa dieci anni fa (quando si tentò di impostare un discorso sulla qualità più che sulla quantità ) si può dire ormai clamorosamente fallita, ed anzi la nostra cittadina si ritrova oggettivamente in un vicolo cieco, in termini di prospettive più ampie, cioè di tipo intercomunale.
Vasto, infatti, dopo aver superato un fase di relativa difficoltà , sta conoscendo in questi ultimissimi anni una ripresa di tutti i suoi settori e non teme granché per il futuro. A Vasto, San Salvo sta bene così com¹è: la cittadina operaia, contadina e dei piccoli servizi, la città dormitorio costituisce una buona risorsa per le quasi tutte le attività di Vasto, che non teme insomma la concorrenza.
Vasto era e rimane il centro del comprensorio, la cittadina che non ha bisogno di nessuno ma di cui tutte le altre hanno bisogno.
E' perciò che da alcuni anni noi abbiamo posto un¹altra questione: una sinergia, un più intensorapporto tra San Salvo, Cupello e Montenero; proprio per ridimensionare l'egemonia di Vasto e indurla ad una maggiore apertura e disponibilità nei confronti del territorio.
Una posizione che non è stata capita fino all'estate scorsa, quando si è avuto il boom di San Salvo Marina e il contemporaneo crollo del centro storico di San Salvo; e quando si è visto che i cosiddetti buoni rapporti che la nostra dirigenza vantava con i comuni viciniori era pura propaganda. Cupello e Montenero  è vero  sono situazioni anch'esse particolari, relativamente assenti fino a qualche tempo fa, che non hanno sviluppato grandi sforzi in direzione dei rapporti intercomunali.
Tuttavia con queste due località , San Salvo occupa la bassa valle del Trigno, un'area senza dubbio promettente per il nostro futuro; e che non può ammettere tre diverse pianificazioni, ognuna per proprio conto. Ma nel mentre con Cupello San Salvo almeno convive, con Montenero è addirittura arrivata allo scontro, ad una guerra anzi che ha portato recentemente a delle scelte assurde, penalizzanti per entrambe le località : a poche centinaia di metri di distanza San Salvo e Montenero stanno progettando o creando due ipermercati, due porticciolo turistici, due aree industriali.
Se le cose stanno così, può avere prospettive l'ipotesi di un piano intercomunale o un'area metropolitana Vasto-San Salvo oppure Vasto-Cupello-San Salvo-Montenero?
Il silenzio di San Salvo su questo tema, in particolare, è un fatto grave, in quanto con i suoi 1961 ettari di superficie San Salvo ha tutto l'interesse a sviluppare rapporti intercomunali con le località confinanti. Un silenzio che si spiega con la difesa di interessi corporativi, da una parte, e da una angusta visione dell'insieme del problema, dall¹altra. Un anno e mezzo fa si scriveva che bisogna ''lavorare alla costruzione della città -territorio'' e poi insieme e letteralmente: ''La vicenda della centrale Turbogas di contrada Padula, le urbanizzazioni previste dalle pianificazioni di Vasto e Cupello, impongono l¹apertura di un dibattito sulla revisione dei confini''. Che cos'è ? E' il programma elettorale del candidato sindaco del centrosinistra a san salvo. sembra uno scherzo, invece è stata proprio questa la posizione ufficiale di San Salvo fino ad ora, una posizione non solo sterile ma pericolosa in quanto parlare di confini evoca fantasmi e spinge a irrigidire le relazioni con i comuni confinanti.
Perciò occorre tornare al dibattito culturale, all'analisi e alla proposta, perché certo non bastano una stazione ferroviaria o un nuovo ospedale in comune a creare davvero l'elemento unificante tra Vasto San Salvo e Cupello; come non basta essere a confine con Montenero per valorizzare appieno le risorse interregionali della valle del Trigno. Con questo non si vuol dire che l'ospedale non abbia importanza; anzi potrebbe la sua realizzazione rimettere in gioco anche la rete infrastrutturale nella zona, soprattutto quella viaria, che necessita di importanti interventi correttivi o integrativi.
In conclusione vorrei dire che sul piano dei rapporti intercomunali e della programmazione territoriale è stata di recente non a caso più propositiva l'azione di un ente come l'Euroortofrutticola del Trigno che quella dei comuni direttamente interessati.
La cooperativa, che comprende 1500 soci di Abruzzo e Molise, oltre che nel migliorare il prodotto (integrato, biologico ecc.) e pensare al futuro dell¹agricoltura, si è battuta  senza secondi fini  contro l¹insediamento della centrale Turbogas in contrada Padula di Montenero (ritenendola appunto errata nella localizzazione), contro le cave, a volte abusive, comunque devastanti per l'ambiente della Bufalara di Cupello; per l'utilizzo in ambito comprensoriale delle acque in eccedenza del Consorzio di Industrializzazione del Vastese, dimostrando così una sensibilità al territorio che appare sconosciuta presso le istituzioni. Tant'è vero che quando, lo scorso maggio, è stato ripristinato il passaggio sul fiume Trigno, interrotto dopo le alluvioni del gennaio 2003 e il crollo del vecchio ponte, gli agricoltori che trasportavano le pesche sono stati i primi a brindare e a ringraziare le autorità competenti e gli addetti ai lavori. E' un esempio che andrebbe seguito.